Spatial agglomeration of the Italian mechanical industry, 1981-2001. Theory and possible implications for the empirical analysis

di Elena Pirani e Margherita Russo

3.1. Premessa: reti di competenze, spillover, agglomerazione spaziale
3.2. L’indice di agglomerazione spaziale di Ellison e Glaeser
3.3. Fonti statistiche e problemi metodologici
3.4. Confronto fra le stime dei vantaggi di agglomerazione spaziale: i dati per SLL e per provincia
3.5. Agglomerazione spaziale nell’industria meccanica in Italia, 1981-2001: i risultati per provincia
3.6. Agglomerazione spaziale nell’industria meccanica in Italia, 1981-2001: i risultati per comparto e cluster di SLL
3.7. Conclusioni
3.8. Appendice

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Abstract

Nell’ambito della nuova geografia economica si è sviluppata un’ampia letteratura che cerca di misurare i fenomeni di agglomerazione spa­ziale utilizzando l’indice di agglomerazione spaziale proposto da Ellison e Glae­ser (1997).
L'applicazione all'industria meccanica in Italia, proposta in questo capitolo, evidenzia che, sebbene rimangano rilevanti, per molti dei com­parti dell’industria meccanica, i vantaggi localizzativi sono diminuiti nel corso dei venti anni considerati.

Le cause di tale diminuzione non possono essere analizzate attraverso l’indice di Ellison e Glaeser, ma possiamo fare ricorso alle ricerche empiriche che evidenziano come negli ultimi venti anni in Italia la produzione meccani­ca sia stata caratterizzata da intrecci produttivi tra imprese, specializzate in fasi, localizzate in un ambito territoriale ristretto (Brusco, 1989, 2008; Russo, Pirani, 2002; Bonomi, Marenco, 2006; IPL, 2005; Ginzburg, Bigarelli, 2005). Le reti di relazioni tra le imprese di un sistema produttivo locale rendono pos­sibile la crescita delle imprese, che spesso non aumentano la dimensione in termini di addetti grazie a un’ampia esternalizzazione di fasi prima realizzate all’interno dell’impresa.

La comparazione dei risultati ottenuti dalle elaborazioni dei dati relativi ai SLL e alle province ci ha consentito di porre in luce un altro aspetto problema­tico nel computo dell’indice di agglomerazione spaziale: la scelta dell’unità ter­ritoriale a cui riferire l’analisi comparata dei vantaggi di agglomerazione delle attività produttive. Un aspetto questo a cui si presta poca attenzione, e che in­vece potrebbe rendere sostanzialmente inutilizzabile l’indice di Ellison e Glae­ser ai fini di quella comparazione tra settori e paesi nel tempo, che è l’obietti­vo di Ellison e Glaeser nel proporre un modello di scelte localizzative. Dalle ri­cerche empiriche sull’industria meccanica emerge che la base territoriale più appropriata per poter esaminare gli effetti di spillover sarebbe la trama di SLL identificati dall’ISTAT, ma l’indice d risulta sovrastimato in oltre la metà dei comparti.

Nell’applicare all’Italia l’indice di agglomerazione spaziale di Ellison e Glaeser la provincia risulta l’unità territoriale che, con una classificazione a quattro cifre, consente di raggiungere un compromesso accettabile tra non di­storsione dell’indice d (che risulta non distorto nel 90% dei comparti) e disag­gregazione territoriale rilevante per l’analisi. Se l’analisi venisse condotta uti­lizzando i comuni e non i SLL come unità territoriali, l’indice sarebbe sovrasti­mato in 95 comparti su 99.

Due riflessioni, quindi, che invitano alla massima cautela nell’utilizzo dell’indice di agglomerazione spaziale proposto da Ellison e Glaeser e che, a nostro avviso, riaprono la discussione sulla necessità di individuare altri strumenti per l’analisi dei vantaggi di agglomerazione spaziale.